Riccardo Muti trionfa al Ravenna Festival con la Cherubini:
un’ultima notte magica tra musica e passione
Ravenna, 36° edizione del Ravenna Festival – Terza e ultima serata con il Maestro Riccardo Muti e l’Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Di nuovo gremito il Pala De André , di nuovo una platea internazionale ad applaudire a scena aperta, di nuovo un Riccardo Muti carismatico eppure tenero sul podio della sua amata Orchestra Giovanile Luigi Cherubini , in occasione dell’ultimo appuntamento del trio ravennate che ha chiuso idealmente questa prestigiosa edizione del festival.
Muti, ormai punto fermo e anima musicale di questa manifestazione, si è confermato ancora una volta sovrano incontrastato, capace non solo di incantare il pubblico con l’elevatezza artistica delle sue interpretazioni, ma anche di trasmettere quella gioia pura nel fare musica insieme , che da sempre contraddistingue il rapporto speciale tra lui e i giovani strumentisti della Cherubini.
La direzione del Maestro è stata, come sempre, precisa, passionale, emozionante. E se i gesti e gli sguardi ricordavano quelli di un “nonno amorevole”, la risposta dei musicisti è stata impeccabile: entusiasti, coesi, trascinanti , tanto da strappare applausi spontanei persino nei momenti meno convenzionali.
Tra le tante emozioni della serata, spazio anche per alcune presenze speciali: Valentina Benfenati , storica spalla dell’Orchestra recentemente approdata al Teatro alla Scala e in altri palcoscenici internazionali, è tornata dopo circa un anno di assenza; accanto a lei, Federica Giani , concertino dei primi violini, anch’essa figura simbolo di questa formazione. Un segnale evidente che Muti non vuole rinunciare ai suoi punti fermi, nemmeno quando i tempi di permanenza nell’orchestra tendono a esaurirsi.
Il programma scelto per chiudere degnamente il ciclo mutiano al Festival è stato quanto mai rappresentativo: un viaggio attraverso l’evoluzione della sinfonia nell’Ottocento, con tre capolavori amatissimi dal pubblico.
Si è partiti con la Sinfonia dai Vespri siciliani di Giuseppe Verdi , un concentrato di drammaticità e pathos in pochi minuti, perfetta sintesi di un melodramma intero. Quindi la Sinfonia n.4 in la maggiore “Italiana” di Felix Mendelssohn , fresca, briosa e piena di colori mediterranei. Infine, l’immortale Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven , con quel celebre incipit “ta-ta-ta-tà” che sembra battere il ritmo stesso della Storia. L’esecuzione è stata vibrante, incisiva, carica di tensione emotiva, fino all’applauso finale a scena aperta, lungo e caloroso.
Un trionfo annunciato e meritato, che ribadisce come Muti e la Cherubini siano ormai una coppia iconica non solo per il Ravenna Festival, ma per la diffusione stessa della cultura musicale italiana nel mondo.
Peccato, però, che al termine il Maestro abbia deciso di non concedere il bis , tradizionalmente uno dei momenti più attesi e toccanti delle sue serate. Né ha parlato, stavolta, dei suoi cari giovani musicisti, di cui è ambasciatore instancabile. Forse un arrivederci, piuttosto che un addio?
In ogni caso, l’ultima serata del Maestro a Ravenna rimarrà negli occhi e nelle orecchie di tutti coloro che hanno avuto la fortuna di assistervi. Perché quando Muti sale sul podio, non si ascolta solo grande musica. Si vive una vera e propria celebrazione della bellezza, della dedizione e dell’umanità .