Belonging: a Roma l’omaggio di Branford Marsalis a Keith Jarrett

Roma si prepara ad accogliere un evento di rara intensità: martedì 8 luglio, alla Casa del Jazz, il sassofonista americano Branford Marsalis porterà in scena “Belonging”, un tributo profondo e sentito all’omonimo album di Keith Jarrett del 1974. L’appuntamento romano rappresenta l’unica data italiana del tour europeo, rendendo ancora più preziosa questa tappa nella capitale.

Un album storico, una nuova lettura

Il progetto “Belonging”, appena pubblicato per la prestigiosa Blue Note Records, è una rilettura integrale dell’album che Keith Jarrett registrò con lo storico European Quartet, formato insieme a Jan Garbarek, Palle Danielsson e Jon Christensen. Quel disco, inciso per ECM, rappresenta una pietra miliare del jazz europeo, capace di unire lirismo nordico e sensibilità afroamericana in una sintesi affascinante.

Oggi, Marsalis lo reinterpreta con il suo stile inconfondibile, al confine tra rigore accademico, spontaneità e fuoco creativo. “È un omaggio a una delle voci più influenti del jazz moderno – ha dichiarato Marsalis – ma anche un’opportunità per esplorare come quella musica possa risuonare nel presente, con il nostro linguaggio e le nostre emozioni.”

Il quartetto: coerenza e maestria

Ad accompagnarlo in questo viaggio musicale ci sarà il suo fidato quartetto, una delle formazioni più longeve e affiatate del jazz contemporaneo, attiva dal 1986:

  • Joey Calderazzo al pianoforte,

  • Eric Revis al contrabbasso,

  • Justin Faulkner alla batteria.

Insieme, daranno nuova vita a brani iconici come Long As You Know You’re Living Yours e The Windup, con arrangiamenti fedeli allo spirito originario ma aperti all’improvvisazione e alla personalità dei singoli interpreti.

Marsalis: tradizione, innovazione, visione

Con oltre 45 anni di carriera, Branford Marsalis ha attraversato il jazz da protagonista, dai primi passi con i Jazz Messengers di Art Blakey fino alle collaborazioni con leggende come Miles Davis, Herbie Hancock, Sting e persino i Grateful Dead. Ma è nel formato del quartetto acustico che ha trovato il terreno ideale per la sua espressione più autentica, in equilibrio tra innovazione e fedeltà alla tradizione afroamericana.

Dopo incursioni nella musica classica e lavori cinematografici, questo ritorno al cuore del jazz rappresenta per Marsalis un atto d’amore verso uno dei grandi maestri e un invito ad ascoltare con rinnovata attenzione una pagina gloriosa della storia musicale del Novecento.

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