Debora – “Parquet”: il suono silenzioso dei ricordi

Ci sono canzoni che parlano forte, e altre che bisbigliano. “Parquet”, firmata da Debora, appartiene a quest’ultima, rara categoria: è un sussurro che scivola lieve, come un piede nudo su un pavimento di legno che scricchiola sotto il peso della memoria. È una canzone che non vuole gridare, ma restare.

Una produzione che accarezza, non invade

Debora sceglie la via della sottrazione. La base è minimale, ma mai vuota: ogni suono, ogni nota, ha un senso preciso. Gli arrangiamenti sono morbidi, eleganti, costruiti attorno alla voce, che si fa fragile, calda, empatica. Una voce che non impone, ma accompagna. E che, proprio per questo, arriva dritta.

La sensazione è quella di entrare in una stanza familiare, illuminata da luce naturale, dove tutto profuma di verità.

Il testo: quotidiano e universale

“Parquet” racconta i sentimenti usando immagini semplici, domestiche, ma cariche di significato. Il pavimento – appunto il parquet – diventa il simbolo del tempo che passa, delle tracce che lasciamo, dei ricordi che tornano. È lo spazio in cui ci si abbraccia, si litiga, si cade, ci si rialza. Dove si vive, insomma.

Debora scrive senza retorica, ma con una sensibilità rara. Ogni parola sembra pesata con il cuore, più che con la penna.

Una carezza per chi ha amato (e ha perso)

Emotivamente, “Parquet” è un brano che colpisce chiunque abbia fatto i conti con l’assenza, con la nostalgia, con quel tipo d’amore che resta anche quando non c’è più. Ma non è una canzone triste: è una canzone umana. E proprio per questo, consolatoria. Come se dicesse: “Non sei l’unico a sentirti così”.

In “Parquet”, Debora mette a nudo una parte intima di sé e la trasforma in qualcosa di universale. È una canzone che non fa rumore, ma lascia il segno. Una piccola poesia moderna che merita di essere ascoltata con attenzione, e magari anche in silenzio.

Disponibile ora su Spotify. E forse anche nel cuore di chi sa ancora ascoltare davvero.

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